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In questa pagina si potranno leggere informazioni circa:

  • Vendita cuccioli senza pedigree
  • La spiga: Pericolo estivo
  • Il colpo di calore
  • Filariosi cardio polmonare
  • La Leishmaniosi



Un fastidioso e insidioso pericolo estivo per il cane: LA SPIGA

Le spighe  costituiscono una frequente insidia estiva per i nostri amici a quattro zampe. Essendo presenti in grandi quantità, sia nei parchi che in città, ed essendo rese molto secche dalla temperatura torrida, possono rappresentare una problematica che da banale si può tramutare in allarmante.

Possono infatti infilarsi tra le dita, nel naso e nelle orecchie, negli occhi, incastrarsi nel pelo e nella cute fino a creare tragitti fistolosi; spesso la sintomatologia è acuta e necessita di un intervento repentino.

Nel caso in cui la spiga si infili all’interno del condotto uditivo, a causa della sua forma, è molto raro che riesca ad uscire spontaneamente. La sintomatologia caratteristica di questa situazione è rappresentata da continui movimenti della testa, irrequietezza, manifestazioni di dolore acuto anche solo se viene sfiorato l’orecchio interessato (che spesso è tenuto abbassato). L’insorgenza della sintomatologia è improvvisa (ad esempio dopo aver fatto una passeggiata al parco); in questo caso è indicata una visita clinica presso il veterinario di fiducia che consiglierà qual’è la procedura medica migliore.

E’ importante la rimozione immediata del forasacco per evitare otiti molto gravi che possono portare fino alla perforazione della membrana timpanica. Non in tutti i casi le procedure di individuazione della spiga potranno essere effettuate con l’animale sveglio, questo dipende dalla gravità della situazione, dalla localizzazione della spiga, ma anche dall’indole del cane. In alcuni casi è necessaria una lieve sedazione, in altri casi un’anestesia per valutare meglio la localizzazione del forasacco e permetterne l’accurata rimozione da parte del veterinario.

Nel caso in cui la spiga si dovesse infilare all’interno del naso la sintomatologia potrebbe essere più subdola e meno improvvisa ed evidente. Infatti, in seguito a inspirazioni e starnuti continui, la spiga potrebbe essere deglutita, in altri casi è in grado di insinuarsi all’interno dell’albero respiratorio fino ad arrivare al polmone.
A seconda dei sintomi e delle complicazioni, il veterinario deciderà quali sono gli accertamenti diagnostici più specifici da effettuare sul paziente. Per questo motivo è sempre consigliata un visita clinica da parte del veterinario alle prime avvisaglie del problema perchè una spiga non rimossa può causare conseguenze gravi.

Come si può allora proteggere il cane?
La miglior soluzione è fare in modo che il nostro amico a quattro zampe abbia minor contatto possibile con le spighe, evitando che frequenti zone in cui sono presenti in grandi quantità. Un altro consiglio utile è quello di ispezionare il cane al ritorno dalla passeggiata e di spazzolarlo anche nelle zone più nascoste in modo da individuare subito un forasacco se per caso è rimasto incastrato nel pelo al termine della passeggiata senza aver ancora fatto danni.

In ogni situazione di dubbio o se dovessero insorgere sintomi simili a quelli descritti è sempre meglio recarsi dal proprio veterinario di fiducia.


Il colpo di calore

Il colpo di calore, detto anche ipertermia, è un innalzamento della temperatura corporea del cane che può essere dovuto alla eccessiva produzione interna di calore, all’esposizione a temperature ambientali elevate o all’incapacità del corpo del cane di dissipare correttamente il calore. In presenza di clima caldo e umido, è bene assicurarsi che il cane e gli altri animali domestici abbiano accesso ad acqua fresca, ad un ambiente climatizzato e/o ad un luogo ombreggiato.

Con l’arrivo dell’estate aumenta il rischio di incorrere in un colpo di calore anche per il nostro cane.
Il colpo di calore è dovuto ad un aumento della temperatura corporea causato da condizioni ambientali (caldo e/o umidità ).

Cani e gatti non sudano come noi attraverso la pelle (tranne che in una piccola porzione collocata nei cuscinetti plantari e palmari). Questa loro particolarità li rende molto più vulnerabili ai colpi di calore rispetto alle persone.I cani utilizzano un sistema di raffreddamento ad aria: ansimando, effettuano, infatti, brevi e frequenti atti respiratori, introducendo velocemente l’aria che, passando su una superficie bagnata (le prime vie aeree), determina una dispersione del calore ottenendo un controllo della temperatura corporea. Se però, l’aria inspirata fosse troppo calda (superiore ai 32°) da consentirne il raffreddamento, o il tasso di umidità ambientale fosse tale da non permettere sufficiente evaporazione, o il ricircolo d’aria fosse insufficiente, il sistema di termoregolazione non potrebbe assolvere alla sua funzione e la temperatura corporea del cane inizierebbe a salire a livelli tali (latemperatura corporearaggiunge i41-43°C) da mettere a repentaglio la stessa vita dell’animale. Qualora l’animale fosse stato lasciato in ambienti eccessivamente caldi e presentasse sintomi quali: respirazione affannosa, aumento della salivazione, barcollamenti, difficoltà nel camminarevi potreste trovare di fronte ad un colpo di calore. Mano a mano che la temperatura interna aumenta, il cane colpito da ipertermia diventa sempre più irrequieto e manifesta un maggiore disagio. A questo punto, a meno che l’animale non riceva cure mediche immediate rischia il decesso.

La circostanza classica in cui si verifica il colpo di calore è quando il cane viene lasciato in auto. All’interno di una vettura la temperatura può salire in breve tempo a livelli mortali per il cane, anche se fuori l’aria è mite e anche se il finestrino viene lasciato socchiuso perché, come succede spesso, è il cane stesso, con il suo ansare affrettato, a saturare l’aria di umidità, impedendo così la funzione di termoregolazione.

Molta attenzione bisogna riservare anche alla situazione dell’animale alloggiato all’aperto, in condizioni di calore e umidità eccessivi, in ricoveri non idonei, senza possibilità di riparo all’ombra.
Anche sottoporre il cane ad esercizio fisico eccessivo con temperature ambientali elevate può rilevarsi pericoloso.

Alcuni animali sono più predisposti di altri: cani obesi o affetti da malattie delle vie aeree o del cuore e cani appartenenti a razze brachicefale (Pechinese, Carlino, Lhasa Apso, Boston Terrier, Bulldog, Boxer, ecc.). A causa della conformazione del muso di queste razze, (canna nasale troppo corta, muso schiacciato) i soggetti che vi appartengono non riescono a dissipare il calore corporeo in modo efficiente.

Come riconoscere il colpo di calore?

Inizialmente l’animale appare a disagio, ansima eccessivamente, è irrequieto e aumenta la frequenza respiratoria e cardiaca. Il peggioramento dei sintomi porterà il cane a perdere lucidità e coordinazione; il cane può barcollare e avere forte ansia. Può subentrare forte salivazione e vomito.
Rapidamente insorgono perdita di coscienza, coma e morte.

Se ci accorgiamo che il nostro cane accusa i sintomi di un colpo di calore dobbiamo :

– Spostare l’animale in un ambiente fresco, ventilato e ombreggiato
– Misurare la temperatura rettale
– Iniziate a raffreddare il cane mettendogli stracci bagnati con acqua fresca sopra il collo, sotto le ascelle e nella regione inguinale
– Portare l’animale dal più vicino veterinario immediatamente, poiché il semplice raffreddamento non è sufficiente a scongiurare le complicazioni collegate al colpo di calore

Le regole generali a cui bisogna attenersi per prevenire il colpo di calore sono: non lasciare il cane in macchina se non per brevissimi periodi e comunque solo dopo essersi assicurati di aver parcheggiato all’ombra e che il ricircolo di aria sia sufficiente; non lasciare il cane legato in luoghi esposti alla luce solare diretta; accertarsi che il cane abbia sempre a disposizione dell’acqua fresca da bere; evitare  le passeggiate con il proprio animale nelle ore più calde della giornata.


Filariosi cardiopolmonare: una patologia sempre attuale

La filariosi è una malattia parassitaria che colpisce i carnivori domestici, non è pericolosa per l’uomo, ma può essere letale per il cane e per altri animali. Trasmessa dalle punture di zanzara, ha il suo picco nella stagione calda.

La filariosi cardiopolmonare è una patologia causata dal parassita Dirofilaria immitis e si trasmette da un cane ammalato a un cane sano attraverso la puntura di zanzara. Quando una zanzara punge un cane malato di filariosi, insieme al suo sangue succhia anche larve di Dirofilaria che, alla puntura successiva, saranno inoculate nei tessuti di un altro cane o di un altro animale. Nel nuovo ospite le larve (microfilarie) iniziano a crescere e a spostarsi verso il cuore dove, divenute ormai vermi adulti (fino a 30 centimetri di lunghezza), possono cominciare il loro ciclo riproduttivo producendo altre microfilarie. L’invasione colpisce solitamente l’arteria polmonare, la vena cava inferiore e l’atrio destro del cuore: un singolo cane ammalato può ospitare da 3 a 50 parassiti adulti che vivono fino a 7 anni, sempre che non ne provochino prima la morte.

La filariosi cardiopolmonare, una volta circoscritta all’Italia centro-settentrionale, sta estendendo la sua pericolosità in aree geografiche del nostro paese, fino a ieri ritenute estranee al rischio .

Il periodo di maggior pericolo è quello in cui sono attive le zanzare, da febbraio a novembre con un picco nei mesi estivi. La zanzara comune (Culex pipiens), vettore primario della filariosi, è attiva principalmente nelle ore notturne, per un periodo che si estende da febbraio a dicembre. La zanzara tigre (Aedes albopictus), altro vettore di filariosi cardiopolmonare, è attiva nelle ore diurne ed è presente anch’essa da febbraio a dicembre.

In uno stadio iniziale questa patologia è asintomatica: il cane in questa fase può sembrare sano. La filariosi può manifestarsi anche ad una certa distanza di tempo dal contagio, pertanto è importante eseguire ogni anno un test di controllo presso il proprio medico veterinario curante così da verificare se l’animale sia stato infettato. Successivamente alla fase asintomatica, subentrano dei sintomi caratteristici, quali tosse persistente e riluttanza a muoversi o a fare esercizio fisico; quindi subentra una fase di spossatezza, accompagnata da diminuzione dell’appetito e perdita di peso. Un’infestazione grave, se non diagnosticata e curata in tempo, può portare alla morte dell’animale.

La diagnosi si ottiene tramite esami del sangue e eventualmente ecocardiografia.

La terapia per la cura degli animali infetti è lunga, complessa ed espone i pazienti a rischi cardiopolmonari che possono avere esito fatale. Prevede l’utilizzo di farmaci che devono essere dosati attentamente dal Veterinario in base allo stadio della malattia e allo stato di salute generale dell’animale. Inoltre, se le filarie sono rimaste a lungo nel cuore dell’animale, questo probabilmente resterà cardiopatico anche dopo la terapia, poiché il danno causato al cuore non sempre è reversibile.

La profilassi della filariosi è la soluzione migliore per prevenire l’infestazione dovuta a questi parassiti. Annualmente il veterinario curante può eseguire un controllo ematico per escludere la presenza del parassita e successivamente prescrivere, a seconda della specie, razza e ambiente di vita, farmaci da somministrare per bocca, ad uso topico o iniettabili che prevengano l’infestazione. Rimedi fai-da-te come non far uscire il cane di notte e al crepuscolo o trattamenti con dei normali repellenti per zanzare sono del tutto insicuri e sconsigliabili.

La filariosi può colpire anche gatti e furetti. Il parassita è lo stesso che provoca la filariosi nel cane; anche i vettori della malattia sono i medesimi, ma le modalità di manifestazione della patologia sono diverse rispetto a quelle che si registrano nel cane. Il cuore in queste specie è molto più piccolo di quello dei cani e può essere sufficiente un numero di vermi decisamente minore per causare seri problemi. La filariosi in queste specie si manifesta in modo molto subdolo e non sempre i segni clinici sono facilmente identificabili. Si possono osservare forme iperacute con collasso e gravi problemi respiratori che possono condurre alla morte dell’animale. Si registrano anche alcuni casi di morte improvvisa. In queste specie il trattamento della filariosi comporta rischi maggiori di quanto non avvenga con il cane, per questo motivo la strategia preventiva è decisamente consigliabile in quelle zone in cui la patologia è più diffusa ovvero nelle regioni dell’Italia centro-settentrionale. Le caratteristiche peculiari della filaria in queste specie, unite alle difficoltà diagnostiche ed alla non disponibilità di un trattamento adulticida rendono la prevenzione l’arma più efficace contro questa pericolosa malattia parassitaria.


La Leishmaniosi

In tutti i paesi dell’Europa meridionale, Italia compresa, i flebotomi, conosciuti come pappataci, sono responsabili della trasmissione di Leishmania infantum, protozoo (parassita) della leishmaniosi umana, viscerale e cutanea, e della leishmaniosi canina. 

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